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Sketchbook

Rose d'argento e coltelli a serramanico.

Meteorologia anseatica: ti svegli un sabato mattina e dalla finestra vedi... il nulla. Bianco, completo. Un nebbione mai visto. Pian piano la nebbia si dirada. Spunta la guglia del campanile medioevale... e ritrovi tutta la città ricoperta di una sottilissima spolverata bianca che scricchiola sotto le scarpe.

Pian piano la nebbia si dirada. Spunta la guglia del campanile medioevale… e ritrovi tutta la città ricoperta di una sottilissima spolverata bianca che scricchiola sotto le scarpe. Sciarpa e cuffia, cammini sulla riva del fiume, dove ora c’è l’attracco asfaltato dei battelli turistici che fanno il giro del porto. Sotto l’asfalto, il vecchio selciato del macello degli animali. E sotto, la terra battuta dell’alzata alla quale attraccavano le navi Cinquecentesche con le spezie asiatiche, e sotto ancora probabilmente gli approdi dei pescatori e i contadini che nel Medioevo partecipavano al `Freimarkt' (quest'anno 975esima edizione!).

Specialmente dopo essere stato lontano percepisco quasi fisicamente lo spessore degli strati di storia che si sono depositati nella vecchia Europa con il passare degli uomini, dei secoli, dei popoli, dei regnanti e delle idee. Non posso non confrontare con qualche mese fa. Uscendo di casa camminavo su una strada che era una striscia di asfalto poggiata 70 anni fa su un prato che prima aveva accolto solo animali selvatici e, forse, qualche nativo pellerossa.

Oggi invece camminavo verso il Göthetheater per vedere il Cavaliere delle Rose di Richard Strauss (ovvero: non quello di capodanno). È un’opera che ha esattamente 100 anni, tre mesi e due giorni. È nata il 26 settembre 1910 a Vienna - in una delle città con più ``strati'', in un periodo dove la complessità, l'ipersfaccettatura sociale e culturale in Europa era tale che sarebbe bastata una rivoltellata esplosa a Sarajevo per far crollare i fragili equilibri che ancora univano tutte le schegge. E già dall'ouverture la musica di Strauss (e la bacchetta di Kleiber nel clip) è una delle rappresentazioni migliori di questo stato: magmatica, sempre in movimento, sempre indecisa e irrequieta, strati su strati, un meccanisno ipercomplesso, un incastro pazzesco di frammenti ribelli, sembra che sita partendo un motivo e invece no, improvvisamente con una sterzata siamo da tutt'altra parte, e poi ancora di nuovo altrove... di tutto, ma in qualche modo sempre ‘quasi’. (E no: lui non è adatto per i postumi di San Silvestro).

Qualche anno prima, nella stessa Vienna Gödel aveva interpretato l’aritmetica come un calcolo logico, sul quale poi poteva compiere operazioni logiche che diventavano aritmetiche, per arrivare a mostrare che esistono proposizioni aritmetiche indecidibili. Nel Rosenkavalier, analogamente, non sembra esserci nulla che sia quello che sembra, o che non abbia almeno due o tre strati. L’interazione tra canto e orchestra è spesso al limite della schizofrenia, e sul motivetto più carino e orecchiabile, proprio da concerto da capodanno, e sostenuto più a lungo, il Barone rivela nel modo più viscido la sua grettezza e la sua perversità (qui [4:25] o qui [6:17] ).

Di nuovo tornando con il ricordo a qualche mese fa mi ritrovo seduto ad un'altra rappresentazione: questa volta a Broadway, per West Side Story. Il mondo che aveva accolto la prima del Cavaliere delle Rose è stato squassato due volte in modo potentissimo, aggiungendo altri, dolorosi sedimenti sulle memorie dei popoli europei; siamo alla fine degli anni `50, in un altro mondo: l'America. I like to be in America/ o.k. by me in America/ everything free in America/ for a small fee in America. La musica di Bernstein è brillante, ammaliante, toccante, triste, nevrotica, elegante, caricaturale, ma sempre onesta, diretta (come la sua bacchetta, e la sua faccia, nei clip sotto).

Quando le due gang lottano, se le danno di santa ragione. Quando Maria si fa bella per incontrare Tony, la musica non sta nella pelle, scoppia di onesta trepidazione (dal film [1:00] oppure: con il Maestro). Quando i jets prendono in giro il poliziotto è tutta una buffonata di colpi di grancassa e strappi di trombone (dal film [1:00], dal vivo). Quando i due innamorati osano sussurrare, quasi ad autoconvincersi, che sì, esisterà un posto senza violenza dove potranno vivere felici, la musica è tutta fiducia trepidante che quasi non osa sperare (dal vivo [1:36], film [1:06]). Quando Tony muore nel duello, il dolore di Maria è sincero, totale, e la musica è con lei. Nessun doppio gioco: “what you see is what you get”.

In un’opera un (finto) cavaliere, che metà del tempo è travestito da donna, ma è un uomo anche se canta da soprano, deve portare una rosa d’argento alla promessa sposa del suo padrone, che però si innamora, ricambiata, da lui, che d’altra parte non riesce a staccarsi dalla matrona (la ‘marescialla’) della quale è l’amante. Nell’altra, un giovane si innamora della sorella del capo della gang avversa. Sono felici. Finisce ucciso con un coltello a serramanico.

Tutte e due catturano lo Zeitgeist del luogo e del tempo da cui provengono con l’efficacia e la profondità che caratterizzano le opere d’arte.

Una cosa però va detta: quando il cavaliere, la ragazza e la ‘marescialla’ cantano il loro terzetto finale, che finisce con il “cavaliere” e la ragazza finalmente soli e liberi, beh lì c'è un punto dove sembra che il canto diventi più diretto, quasi sincero… e quell’alone di grigioscuro che continua a girare in orchestra rende solo più eroica la promessa che i due sembrano farsi. Le impedisce di diventare una scena da cartolina, e le conferisce umanità vera! (... ma attenzione, prima di uscire di scena torna il glockenspiel psycho e al ``beieinand' für alle Zeit'' Ottaviano risponde ``ich Spühr nur dich'' [4:17]. Laddove Tony loves Maria - con una musica diretta e disarmante: I’ll see my love tonight [0:21], One hand, one heart [1:34])

Io non avevo fatto cena, quindi uscito dal teatro mi accingo a trovare un posto dove si potesse anche a tarda ora placare un moderato appetito, e sono finito dal mio amico baffuto qui sotto davanti ad un Rostbratwurst – che non è una cosa da ridere, come spiega Wikipedia

Eine bedeutende kulinarische Neuerung hielt 1906 auf dem Freimarkt Einzug, als der Bremer Schlachtermeister Wilhelm Keunecke die erste Rostbratwurst auf offenem Feuer briet.

E a pensarci bene, proprio qui le le due storie di questo post possono ricongiungersi e riappacificarsi, nell’ecumenismo della salsiccia con pane e senape - dal carretto degli hot dog ai piedi del Chrysler Building al chiosco dei Bratwurst sotto il campanile della Liebfrauenkirche di Brema.